L’applicazione di policy di sicurezza automatizzate nei processi di rilascio è una delle pratiche al centro del modello DevSecOps.
Oggi le aziende dovrebbero adottare pipeline CI/CD sempre più evolute per gestire cicli di sviluppo e deploy rapidi e frequenti e questo richiede che la sicurezza sia parte integrante dei flussi di automazione. In Sourcesense applichiamo tutti i pattern DevOps dal 2014 seguendo in modo sistemico le loro evoluzioni nel tempo. Non si tratta più di demandare i controlli di sicurezza a fasi manuali e a posteriori, ma di progettare pipeline che eseguano verifiche di conformità, scansioni di sicurezza e validazioni automatiche già in fase di build, test e deploy in modo sistemico.
In questo modo è possibile proteggere l’intero ciclo di vita del software, dalla scrittura del codice fino alla messa in produzione, senza compromettere la velocità di rilascio e appesantire i team di sviluppo.
Parliamo di regole automatiche che vengono applicate durante il processo di build, test e deploy del software, per verificare che il codice e le configurazioni rispettino determinati standard di sicurezza.
Queste policy agiscono come quality gate che bloccano, segnalano o autorizzano l’avanzamento del rilascio solo se vengono rispettate determinate condizioni.
Applicare policy di sicurezza direttamente nelle pipeline CI/CD permette di anticipare i problemi, ridurre la superficie d’attacco e migliorare il livello complessivo di sicurezza dei sistemi, senza compromettere la velocità o la flessibilità dei rilasci.
Le moderne architetture cloud native, l’adozione massiva di microservizi, container e infrastrutture dinamiche, infatti, espongono inevitabilmente le aziende a un numero crescente di rischi: vulnerabilità software, errori di configurazione, dipendenze non sicure, errori operativi o violazioni di policy interne.
In assenza di controlli automatici, questi rischi vengono spesso rilevati troppo tardi quando l’applicazione è già in produzione con conseguenze in termini di costi, complessità di intervento e, da non sottovalutare, potenziale impatto reputazionale.
Le policy di sicurezza possono essere applicate in diversi momenti e componenti del processo di rilascio, a seconda degli strumenti e delle esigenze dell’azienda.
Un primo ambito chiave riguarda il controllo delle immagini container: strumenti come Trivy o Grype o qualsiasi altro tool presente nel landscape del CNCF che faccia vulnerability assessment di immagini Docker permettono di eseguire automaticamente la scansione delle immagini alla ricerca di vulnerabilità note o configurazioni errate. Inoltre, è possibile applicare policy che consentono il rilascio solo di immagini firmate o provenienti da registri approvati, aumentando il livello di fiducia e tracciabilità dei componenti utilizzati.
Un secondo ambito è la validazione delle configurazioni infrastrutturali e applicative. Qui entrano in gioco strumenti come Kyverno o OPA Gatekeeper per Kubernetes, che consentono di definire regole di sicurezza per impedire l’esecuzione di workload non conformi. Allo stesso modo, tool come Checkov o KICS permettono di analizzare il codice infrastrutturale (Infrastructure as Code) per intercettare errori o cattive pratiche prima del deploy.
Un altro ancora è la gestione delle dipendenze software. L’adozione di strumenti di Software Composition Analysis (SCA) consente di controllare le librerie di terze parti utilizzate all’interno dei progetti e di rilevare vulnerabilità note, problemi di licenze o versioni non più supportate.
Infine, è possibile applicare policy anche sui processi di sviluppo: ad esempio, imponendo regole di firma dei commit, verifica di documentazione di sicurezza o enforcement di workflow specifici nei sistemi di versionamento e revisione del codice.
L’applicazione di policy di sicurezza in fase di rilascio porta vantaggi tangibili a diversi livelli dell’organizzazione. Si tratta di benefici che impattano direttamente sulla gestione operativa, sulla velocità dei processi e sulla cultura di sicurezza aziendale.
Automatizzare i controlli nelle pipeline consente di rilevare tempestivamente vulnerabilità nel codice, nelle dipendenze e nelle configurazioni. Questo permette di eliminare errori e configurazioni insicure prima che possano avere impatto in produzione.
Le policy automatizzate riducono sensibilmente la possibilità di errore umano e favoriscono una maggiore coerenza tra i team coinvolti nei processi di sviluppo e rilascio.
Integrare la sicurezza nelle pipeline CI/CD non significa rallentare i rilasci, anzi: consente di dare feedback immediato a chi sviluppa e di snellire i processi di revisione manuale.
La sicurezza diventa parte del flusso naturale di sviluppo, senza ostacolare la delivery continua.
Si favorisce la collaborazione tra Dev, Ops e Security, abilitando un miglioramento continuo delle pratiche e un approccio condiviso alla gestione della sicurezza.
L’automazione dei controlli consente di supportare più facilmente framework di sicurezza e compliance come ISO 27001, NIST o GDPR.
Le evidenze dei controlli applicati sono generate automaticamente e questo permette di ridurre i tempi e costi di audit.
Se desideri adottare questa o altre pratiche DevSecOps nella tua azienda, come l’analisi statica del codice e l’analisi di sicurezza delle immagini nelle build e nei repository, contattaci!