La Realtà aumentata sta prendendo sempre più piede nei musei, migliorando di fatto l’esperienza del visitatore. È il segnale della trasformazione digitale nelle gallerie d’arte e negli spazi espositivi che, pure in Italia, stanno diventando “smart”. Merito anche di questa tecnologia immersiva che permette di:
Ma come cambia la visita in un museo con l’Augmented reality? E quali vantaggi apporta la digitalizzazione all’utente e alla museologia? Scopriamolo insieme.
Durante la pandemia, musei e gallerie sono rimasti a lungo chiusi. Nessuna fila, nessun introito, nessuna condivisione della bellezza che custodiscono al loro interno. Molti hanno toccato il baratro. Altri enti culturali e artistici, già inseriti in un circuito di digitalizzazione e innovazione, per evitare il peggio hanno sperimentato e adottato la Realtà aumentata.
Una tecnologia, quindi, che nel settore museale sta acquistando un ruolo importante per:
Non a caso, quando durante l'emergenza sanitaria tutto sembrava perso, il ricorso alle tecnologie abilitanti per molti è stato sinonimo di rinascita culturale. E su quella strada hanno continuato. Altri enti si sono accodati, consapevoli delle opportunità e dei vantaggi da poter sfruttare.
L'Augmented reality “a servizio” dell’arte, infatti, arricchisce l’esperienza dell’utente, fornendo contenuti interattivi che lo coinvolgono, gli lasciano il segno, lo emozionano e, spesso, lo fanno ritornare agli altri eventi.
Immaginiamo di essere di fronte a un quadro. Accanto c’è l’etichetta con il nome dell’autore, il titolo dell’opera, l’anno di esecuzione e altre piccole informazioni. Cosa può cambiare se su quella targhetta c’è un QrCode o l’accesso a un’applicazione di Realtà aumentata? Tanto, almeno stando a quanto riferiscono i numerosi visitatori di mostre interattive ospitate nei musei italiani e internazionali.
Una volta scansionato il codice o aver effettuato il login, il device diventa uno spazio in cui sperimentare e “vivere” la tela in modo diverso. Gli oggetti prendono vita, le scene si animano davanti agli occhi dell’utente. Un’esperienza multisensoriale che, quindi, offre l’opportunità di vedere e capire, attraverso le spiegazioni, tutti i dettagli. Particolari da riscontrare ammirando l’originale.
Certo restano le audioguide. Tuttavia, le nuove generazioni, sempre più connesse e attratte dalle soluzioni hi-tech, scelgono l’innovazione nei musei. Non a caso, stanno aumentando le app per visitare mostre tramite smartphone o tablet. Così come non è raro ammirare una mostra indossando gli smart glasses o visori in Realtà virtuale.
È come se si fosse di fronte a una “democratizzazione” dell’arte. L’interattività e il ricorso alle soluzioni tecnologicamente evolute, infatti, diventano un valido aiuto per quanti varcano le porte di un museo ma spesso ne escono senza aver compreso del tutto le opere. Inoltre, come visto, il museo 4.0 si basa su una fruizione digitalizzata che fa appeal anche sulla generazione Z.
Gli edifici antichi, distrutti da eventi catastrofici e dal tempo, riprendono vita: il visitatore vede le ricostruzioni fedeli in 3D. Può sentire la voce dell’autore dell’opera che si racconta mentre è intento a dipingere. Scopre come si muovevano gli animali estinti o si immerge in uno spazio in cui diventa il protagonista dell’opera stessa.
Una museologia che si svecchia, quindi, da quel sostrato spesso conformista, tradizionalista, per promuovere più dinamismo al suo interno. Un processo di rinnovamento culturale che fa leva sulle persone e cattura nuove fette di pubblico.
Tra le forme di AR che conquistano i turisti c’è la gamification che ne migliora l’esperienza. Le sfide, il gaming, i puzzle, le interazioni e tanto altro ancora, infatti, stimolano l’utente a essere parte attiva del processo conoscitivo. Non più, quindi, un contenitore passivo di informazioni apprese, ma calato dentro le opere e gli spazi espositivi.
Passaggi divertenti che fanno leva sul processo di apprendimento e sull’esperienza. Quindi, si assiste a un’evoluzione del visitatore che, con i giochi e le sfide interattive, diventa attivo. Decide il proprio percorso all’interno del museo e il tipo di esperienza da vivere.
Sono diversi i musei italiani che stanno adottando la gamification per avere maggiore presa sull’utente. Segno della sperimentazione in atto e della volontà di rendere il patrimonio artistico-culturale più coinvolgente e accessibile a tutti.
Restando in ambito di gamification, proprio per offrire al visitatore un'esperienza più interattiva e coinvolgente, HeadApp ha proposto all'Hannover Messe e al Mecspe 2022 “The Leonardo Experience”. Un’attività di gaming che ha permesso ai visitatori di immergersi nelle opere del genio di Leonardo Da Vinci e scoprire le diverse funzioni di Eye4Task, la piattaforma di collaborazione a distanza in AR per tecnici in field.